LA STORIA

(1) La geologia afferma che, in epoche remote, la vallata fu occupata da un lago, come dimostrano gli studi sul materiale fossilizzato, e che, col passare del tempo, l'accumularsi di vari strati di argilla, terriccio e vegetali diedero luogo alle trasformazioni mineralogiche che li ridussero in giacimenti di lignite. Trecentocinquantamila anni fa il bacino lacustre si svuotò per la rottura degli argini naturali lasciando nel punto più basso del bacino, per alcune migliaia di anni, una palude, corrispondente all'attuale territorio del comune di Leffe. In seguito a questo fenomeno la Val Gandino presentò un terreno adatto all’agricoltura e un sottosuolo ricco di fossili di quegli animali che vi vissero più di un milione di anni fa, come l' Elephas Meridionalis , il Bos etruscus e il Cervus affinis.

Ritrovamenti archeologici presso il Campo d'Avene

I resti più significativi sono senz'altro quelli di un Mammut del freddo , contemporaneo dell'uomo preistorico, il cui scheletro fossilizzato e quasi intero fu ritrovato nel 1868. Presso il Museo di Scienze Naturali ''Caffi'' di Bergamo sono ancora conservati alcuni reperti interessanti provenienti da Leffe: una mandibola lunga 70 cm, un dente lungo 20 cm, una zanna lunga 2,45 m.

In seguito, grazie alle qualità naturali del territorio, si presume che la valle fu, in un primo momento, soggetta al nomadismo delle prime civiltà e, successivamente, abitata da comunità sedentarie organizzate.

Le origini del nome “Gandino” si potrebbero datare intorno al 500 a.C., quando le invasioni di orde galliche invasero i territori bergamaschi. Il più antico documento in cui appare il nome di Gandino, invece, risale all’anno 830 d.C. ed è contenuto nell’atto con il quale una certa Aucunda riconosce i diversi lasciti fatti da suo padre Stabile a varie chiese del territorio bergamasco, fra cui beni in Gandino. La denominazione "Gandino" compare anche in un atto dell’anno 909 d.C. in cui si danno in permuta terre, masserizie e famiglie “ que sunt positi in fundo Gandino”1 cioè nel territorio di Gandino.

Il territorio fece parte dell’Impero Romano dal 250 a.C. fino al 476 d.C., quando decadde in seguito alle numerose invasioni barbariche. Tra questi popoli provenienti dal nord Europa ricordiamo i Longobardi, dei quali si trovano ancora impronte vive negli usi, costumi e persino nell’idioma locali.

Carlo Magno, sconfitti i Longobardi, suddivise il suo Impero in marche e contee, per poterle governare meglio. Egli diede gran parte del territorio bergamasco al Vescovo di Bergamo, tra cui anche la Val Gandino (nel 992), come testimoniano i documenti dell'epoca. Sull'esempio dei più ricchi feudatari, anche il Vescovo di Bergamo usava distribuire parte del territorio in suo possesso a personaggi delle più importanti famiglie della città, difatti, attorno all'anno mille, concedette la valle in feudo alla Famiglia Ficeni, appartenente alla nobiltà cittadina.

Col tempo, il crescente desiderio di autonomia, portò a trattative che condussero, intorno al 1200, a dichiarare nei primi statuti la condizione di "uomini liberi". I Comuni della Valle, ottenuta l'emancipazione, per sostenersi a vicenda istituirono la "Confederazione della Valgandino”, riconosciuta ufficialmente dai Visconti e, successivamente, dal Doge di Venezia. Essa faceva capo a Gandino e aveva come organo principale il “Consiglio della Valgandino”, composto dagli anziani di ciascun comune.

Intorno al 1300 iniziarono però lotte intestine che favorirono la formazione di fazioni Guelfe e Ghibelline, alle quali pose fine il dominio della Signoria dei Visconti. Dopo alterne vicende, gravati da dazi e gabelle, i valligiani si ribellarono ai Visconti e, il 27 ottobre 1427, la Val Gandino fa atto di volontaria sottomissione alla Repubblica di Venezia, che era pronta a proteggerli, giurandole obbedienza. 

In seguito all’anno mille furono numerosi anche i mutamenti di assoggettamento delle frazioni del posto ai comuni più grandi. In un documento dell’anno 1035, ad esempio, si cita un pezzo di terra “ In loco et fundo Gandino infra loco qui dicitur Bargegia ”, a testimonianza che Barzizza era già parte di Gandino. Nel XIII secolo, invece, si unificano Casnigo con la frazione di Mele e Barzizza con il comune di Cazzano. Da un censimento generale effettuato nel 1406 risulta che la popolazione di Gandino e Cirano comprendeva 200 famiglie e 1407 anime.

La cinta muraria di Gandino

Già nel medioevo, durante il XII secolo, nella valle apparvero dei lanifici, anche se le fasi più delicate della lavorazione venivano eseguite a Vertova. Questi sono solo primi passi di quel settore che caratterizzerà la valle sino ai nostri giorni. Nel secolo successivo Gandino, dopo aver conquistato l'autonomia, diventa un importante centro produttivo: si ha notizia in un documento del 1207 di una casa concessa in affitto per la lavorazione della lana: lungo il torrente Romna sono localizzati gli insediamenti per il lavaggio, la tintura, la follatura della lana. Si sviluppano i primi commerci favoriti dalla intraprendenza di famiglie di commercianti gandinesi che si trasferiscono altrove diffondendo i prodotti della loro terra.

Tra il 1506 e il 1508 Leonardo da Vinci, ai servizi del re di Francia, viene in Valgandino. probabilmente come cartografo per conto dell’ esercito francese. Gandino raggiunge, in questo secolo, l’apice dello sviluppo economico: la notevole ricchezza, dovuta alla produzione di pannilana e al commercio, favorisce un accentuato sviluppo dell’ architettura civile, mentre l’industria della lana registra, nel 1569, sei tintorie e sette folli.

Ma l’allevamento degli ovini subisce una contrazione: a causa della concorrenza, infatti, Gandino indirizza la sua produzione verso tessuti più fini e pregiati, per i quali la lana di produzione locale non è adatta. Vengono quindi importate lane spagnole tramite Genova e Venezia.

La torre di Cazzano Sant'Andrea

Dalla relazione del capitano Zunanne da Lezzo al Senato Veneto (1596) apprendiamo che la popolazione di Gandino con Cirano era di 2245 anime, che si producevano annualmente circa 2000 pezze di panno, e che sul Romna funzionavano 11 molini, 11 folli, 6 tintorie e 21 argani da panno.

All'inizio del '500 i francesi invasero Bergamo, inclusa la Val Gandino, e solo dopo varie lotte riuscirono a liberarsi. Nel 1513 subentrò l'occupazione spagnola che costrinse la popolazione a vivere nella miseria, finché subentrarono ancora i Veneti. In aggiunta a tale situazione si verificò un periodo di siccità e di carestia, arrivò la grave pestilenza del 1528\29, si dilagò la piaga del banditismo e delle eresie dilaganti.

Durante il secolo XVII si mettono in evidenza le conseguenze di un’ulteriore terribile peste che, nel 1630, dimezzò la popolazione e il patrimonio bovino, con la conseguente drastica riduzione della produzione di lana e la crisi del commercio. Come se non bastasse, nel XVIII secolo, la pressione fiscale di Venezia, finanziariamente sfinita per le continue guerre, comincia a farsi opprimente per l'industria dei panni lana, la quale subisce conseguenze disastrose. Solo nel 1785, su richiesta dei valligiani, la Repubblica Veneta, concesse alla valle il privilegio dell’esenzione dai dazi sulla importazione della lana e sulla fabbricazione dei panni.

Solo con il trattato di Campoformio (1797) la Valle cessa di appartenere alla Repubblica Veneta, entrando a far parte della Repubblica Cisalpina, sotto la dominazione francese. Gandino diviene così capoluogo di cantone e le vengono assoggettati Cazzano, Barzizza, Peia, Casnigo, Vertova, Bondo, Gazzaniga, Orezzo, Cene, Leffe e Vall'Alta. Terminata l'era napoleonica, anche i comuni della valle passarono sotto il dominio austriaco, il quale oppresse la popolazione gravandola di pesanti tasse e leggi ingiuste. A porre fine a tale situazione fu Garibaldi, che entrò come liberatore in Bergamo accompagnato dai valligiani, che si ribellarono mettendo in fuga gli austriaci.

Proclamato il Regno d'Italia nel 1861 la Val Gandino entrò subito a farne parte e contribuì, poi, al completamento dell'Unita' nazionale nella Grande Guerra, donando la vita di molti suoi figli.

Il XX secolo è stato caratterizzato da momenti di forte sviluppo economico, in particolare il settore manifatturiero, e da momenti di crisi, questi ultimi prevalentemente in coincidenza dei conflitti mondiali. Nel dopoguerra riprende lo sviluppo economico di Gandino e della sua valle che, accanto al settore tessile tradizionale, da vita ad altre attività nel settore artigianale e terziario.


1 Paragrafo tratto da AA. VV., Gandino e la sua valle, Edizioni Villadiseriane, Bergamo 1993