I ROCCOLI DELLA VAL GANDINO

La Val Gandino è una piccola valle che si affaccia lateralmente alla Valle Seriana (Bergamo), circondata da monti che vanno a costituire il sistema prealpino. Tali alture sono state spesso attraversate da stormi di uccelli in migrazione, che vi venivano attratti sia per via della ricca vegetazione che per la conformazione e posizione della valle, orientata lungo la direzione del flusso migratorio.

L’ambito montano, per sua naturale vocazione, si è rivelato notevolmente idoneo alla realizzazione di numerosi roccoli, come già si può notare a livello provinciale nella “tavola n°1 – Indagine quantitativa dei roccoli in Italia, in Lombardia e nella provincia bergamasca” (download nella sezione dedicata). Infatti, la Val Gandino, rispetto a molte altre aree abbastanza circoscritte, presenta una densità elevata di roccoli nel suo territorio, situazione riscontrabile analogamente solo nel Parco dei Colli di Bergamo e, talvolta, in piccole aree che non sono però caratterizzate da una situazione morfologica unificatrice.

Roccolo della Misericordia (R2) a Ranzanico

Roccolo B5 sul M.te Crocione

La ricerca ha avuto quindi origine con il censimento dei beni storico-architettonici del P.T.C.P. della Provincia di Bergamo (1), il quale ha messo in evidenza la presenza di numerosi impianti di cattura. Individuato poi il criterio poco dettagliato con cui la Provincia ha svolto la propria ricerca, ossia considerando solo quegli impianti di cattura che tutt’oggi presentano una buona riconoscibilità del casello senza considerare lo stato di conservazione del tondo, si è deciso di effettuare un approfondimento mediante la consultazione della tesi di laurea realizzata da R. M. F. Chiesa e M. C. Mocchetti sui roccoli della Val Gandino (2). Il lavoro analizzato ha però mostrato la presenza di forti lacune, dovute alla possibilità che le autrici non abbiano realmente effettuato dei sopraluoghi. Da qui è sorta la necessità di una verifica e di un completamento del rilievo, svolti tramite l’analisi dei catasti storici dell’Archivio di Stato di Bergamo e mediante più sopraluoghi, tramite i quali è stato possibile completare il censimento in modo dettagliato. Il censimento svolto, raccolto nell’”Allegato A – Censimento dettagliato dei roccoli della Val Gandino” (download a fondo pagina) e riassunto tavola n°2 “Indagine quantitativa e censimento dei roccoli della Val Gandino” (download a fondo pagina), ha portato all’individuazione di ben sessantanove roccoli, anche se non si esclude la presenza di ulteriori impianti dalla difficile individuazione.

I sessantanove roccoli presenti nella Val Gandino possono essere raggruppati, quasi tutti, in tre sistemi, di diverso impatto paesistico. Il principale ha origine dal monte Bei e si conclude al Campo d’Avena, percorrendo le creste dei rilievi che circondano la valle; al suo interno, gli impianti di cattura possono essere suddivisi in sistemi più piccoli, a seconda della località in cui sorgono, ad esempio i roccoli del monte Croce, quelli in località Poiana e quelli in località Monticelli. Il secondo sistema di roccoli si sviluppa sui versanti alle “spalle” di Casnigo, che innestano la Val Gandino alla Val Seriana, e comprende sei roccoli, che si sviluppano attorno al santuario della Madonna d’Erbia. L’ultimo è composto da tre soli roccoli, collocati nei vasti prati della Cresta del Farno.

Attualmente i roccoli, a causa del divieto di caccia con le reti, hanno perso la funzione originaria, divenendo prevalentemente abitazioni provvisorie per il fine settimana. Questo cambiamento ha comportato notevoli alterazioni ai caratteri costitutivi degli impianti, specialmente per quanto riguarda la componente vegetale, necessitante di notevoli attenzioni e cure, che viene abbandonata a se stessa e in molti casi diviene parte integrante del bosco o il giardino della residenza. I pochi tondi che mantengono una discreta manutenzione e quelli, ancor più rari, che presentano un buono stato sono generalmente in possesso o in gestione a vecchi uccellatori che hanno mantenuto la passione per questa forte tradizione o, soprattutto, perché assumono tutt’oggi la funzione venatoria.

Roccolo (C2) in località Valle delle Sponde a Casnigo

Roccolo della mandria (G4) sopra il Campo d'Avene

Roccolo B4 in località San Martino

Il casello, invece, è stato spesso ampliato per svolgere meglio la nuova funzione abitativa, comportando in alcuni casi la perdita dell’aspetto storico, ma, fortunatamente, gli interventi che sono stati realizzati vertono generalmente al loro mantenimento. Raramente si notano caselli in stato di abbandono o che vengono utilizzati come deposito. Lo stato di conservazione generale è abbastanza buono, specialmente per quei roccoli in cui è più facile l’accesso grazie alla vicinanza di strade rispetto a quelli raggiungibili solo tramite sentiero, che pagano l’impossibilità di farsi sopraggiungere dagli attrezzi di manutenzione.

I roccoli della Val Gandino presentano caratteri compositivi comuni, che poco si discostano dagli elementi che caratterizzano il roccolo tipo. Essi risalgono a soglie storiche diverse, verificate prevalentemente dai catasti storici e, in rari casi, dai proprietari. Vi sono roccoli molto antichi che risalgono al XVII secolo, come il roccolo di Mòre presso il monte Bei e i roccoli del monte Crocione, e altri di recente edificazione. Il casello è solitamente di tre piani fuori terra, realizzato in pietra, per quanto riguarda la struttura portante costituita dalle pareti, e in legno, nella copertura e negli orizzontamenti. L’impianto arboreo ha dimensioni medie (circa 30 m di diametro), fatta eccezione per quei roccoli che presentano un maggior numero di sottotondi, realizzati per rendere la struttura più attiva e per aumentare la capacità di cattura. Le specie arboree impiegate più frequentemente sono il carpino bianco, sia per la galleria che per il boschetto, il faggio, come seccone, l’agrifoglio e il sorbo degli uccellatori, come albero da pastura, e la frangola, per la posa dei volatili. La scelta delle piante veniva effettuata con un attento studio sulle specie del luogo per rendere l’impianto il più naturale possibile, evitando di permettere al volatile di avvertire dissonanze con l’intorno.

La rilevante importanza paesistica e storica che rivestono i roccoli della Val Gandino induce a prevedere un intervento su ampia scala che sia mirato a tutelare, conservare e valorizzare questi beni.

Roccolo Astori (G10) sotto il Campo d'Avene

Roccolo di Don Antonio (G6) presso il Campo d'Avene

Roccolo Testa (B7) in località Cà Spess


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1 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, a cura della Provincia di Bergamo, Bergamo 2004

2 R. M. F. Chiesa, M. C. Mocchetti, I roccoli della bergamasca: architettura per la caccia, relatore L. Roncai, 1990/2000, tesi di laurea depositata al CEDAT del Politecnico di Milano – Bovisa