CARATTERI VEGETAZIONALI

La vegetazione del territorio della Val Gandino è particolarmente diversificata poiché al suo interno si sono riscontrati numerosi tipi di boschi e di praterie. I caratteri ambientali che determinano questa situazione sono individuati principalmente nei suoli (fortemente influenzati dal substrato pedogenetico e dalla giacitura dei versanti), nella morfologia locale, nella quota e nell’esposizione al sole.

Nella valle, soggetta a elevatissimo sviluppo economico e abitativo, persistono numerosi contesti di interesse naturalistico (1). Il tratto di valle lungo il Serio, tra il Ponte del Costone e il km 22 della strada provinciale 35, è interessato dal tipico paesaggio della Dolomia Principale che si stacca nettamente da quello presente a margine del fiume, nel tratto inferiore. I versanti acclivi, dal profilo aspro e tormentato, le cenge e le ripide pareti sono coperte da seslerio-molinieti, praterie continue a dominanza di Sesleria coerulea , a cui si accompagna, soprattutto sul versante idrografico sinistro, più fresco ed umido, una componente arbustiva formata nello strato alto-arbustivo da Salix-caprea, Amelanchier ovalis, Ostrya carpinifolia, Frangula alnus , e in quello basso (0.5-1.5 m) da Chamaecytisus purpureus , Cytisus sessilifolius, Rhamnus saxatilis, Salix glabra. Probabilmente, in epoca preistorica, questi aspri pendii erano ricoperti da querceti termofili, che dopo asportazione da parte dell’uomo non sono più riusciti ad insediarsi a causa della lentissima ricostruzione dei suoli forestali, la cui formazione è bloccata dalla natura geologica della dolomia, molto compatta e di difficile alterazione. Le formazioni erbaceo-arbustive, che rivestono i pendii della forra tra il Pizzo Frol e la dorsale Pizzo di Casnigo-Corna Falò, sono habitat di un ricco contingente flogistico, tra cui numerose specie endemiche e/o rare diffuse nelle formazioni erbacee e negli affioramenti rocciosi: Carex baldensis, Aquilegia sp. pl., Euphorbia variabilis , Chamaecytisus hirsutum, Laserpitium nitidum, Carex australpina, Rhodothamnus cahamaecistus, Saxiraga hostii subsp. Rhaetica, Campanula carnica, Telekia speciosissima, Primula glaucescens, Laserpitium peucedanoides, Centaurea rhaetica, Pedicularis gyroflexa, Galdiolus palustris , ecc.

La vegetazione perialveale a sud del Ponte del Costone presenta una significativa frequenza di tiglio nostrano ( Tilia cordata), che costituisce raggruppamenti poco noti in letteratura, a cui si affiancano, in posizione più esterna, i frassineti con acero di monte. Nel tratto in forra nei pressi della località Mele sono anche presenti alcune pozze che formano ambienti umidi, poco frequenti nel resto del corso del fiume. La scarpata che sale alla piana di Casnigo è interessata da cenosi a dominanza di carpino bianco ( Carpinus betulus ), ben strutturate e ricche di specie. Negli aggrottamenti delle pareti di ceppo è inoltre presente la Campanula elatinoides , mentre le zone stillicidiose ed umide favoriscono la presenza della vistosa felce lingua cervina ( Phyllitis scolopendrium ).

Gli affioramenti esposti a sud della scarpata del terrazzo di Casnigo presentano, inoltre, boscaglie a dominanza di bagolaro ( Celtis australis), accompagnato da altre specie legnose eliofile ( Ostrya carpinifolia, Fraxinus ornus), con un sottobosco di specie termofile ( Teucrium chamaedrys, Cephalanthera longifolia, Silene nutans , ecc.). Questi ambienti costituiscono le località più interne della valle raggiunte dal bagolaro, specie di origine mediterranea.

Nella conca di Gandino le fasce boscate sono costituite, nella sezione centro meridionale, da consorzi mesofili afferenti ai Fagetalia (faggete, acero-frassineti, tiglieti, querco-carpineti, ecc.). In particolare belle faggete sono distribuite, ad esempio, tra il Monte Cornello e il Monte Pizzetto. Le dorsali di questi rilievi sono generalmente costituite da praterie a triseti in cui sono state segnalate numerose orchidee spontanee: Platanthera bifolia, Platanthera clorantha, Gymnadenia conopsea, Gymnadenia onoratissima, Orchis maculata, Orchis mascula, Orchis Sambucina, Orchis pallens, Traunsteineiria globosa . Nelle fasce di transizione tra bosco e prateria e in alcune vallecole si può ammirare una tra le più vistose e rare liliacee della flora provinciale: Asphodelus albus, entità mediterraneo montana distribuita esclusivamente sulle catene meridionali delle Alpi.

I numerosi roccoli presenti lungo il crinale che sale allo Sparavera sono quasi tutti costituiti da vecchi faggi, vestigia del pregresso manto forestale.

Nella porzione settentrionale della valle si acuiscono i caratteri montani, il faggio si alterna all’abete rosso e l’intensa attività di ceduazione, a cui è stata sottoposta la faggeta, ha favorito, grazie alle sue migliori capacità di rinnovo, l’abete rosso, che ha conquistato ampi spazi rispetto a quelli originariamente previsti dalle potenzialità naturali del luogo. La sua presenza è stata inoltre rafforzata anche da alcuni impianti operati dall’uomo. Nelle dorsali tra la Corna Lunga e il Pizzo Formico divengono più frequenti gli elementi alpini sia nello strato erbaceo che arbustivo ed arboreo; nei pendii settentrionali del Pizzo Formico è presente anche il veratro nero ( Veratrum nigrum), altra liliacea particolarmente rara legata alla vegetazione di mantello della faggeta. In questa sezione della valle, di valore paesistico e naturalistico, vi sono le praterie di quota, veri giardini botanici che, in funzione del profilo del terreno, della natura del substrato e delle forme di gestione, assumono numerose facies.

Specifico, anche se esiguo numericamente, è il popolamento vegetale delle pozze di abbeverata, dove si inseriscono alcune idrofite, tra cui la non comune mestolaccia lanceolata ( Alisma lanceolatum ).

Faggio

Carpino

Orniello

 

I prati e i pascoli erano tra le risorse primarie della Val Gandino, in quanto legati all’allevamento e al pascolo, vale quindi la pena riportare una descrizione dettagliata di tali ambienti (2). Gli spazi aperti vocati all’allevamento del bestiame erano differenziati in tre categorie principali: monti (muc’), dove si pascolava solamente, i prati (prac’), dove si falcia, e i prati magri (segàbui), collocati su pendii impraticabili dal bestiame dove lo sfalcio permetteva la produzione di un fieno magro, che veniva poi mescolato con foraggio di migliore qualità.

I prati, fino a circa 800 m,sono costituiti da arrenatereti, consorzi erbacei artificiali ottenuti per diboscamento, che, se non soggetti a cure da parte dell’uomo (semina, concimazione, taglio), in pochi anni tendono ad evolversi in senso forestale. Le specie erbacee che compaiono con maggior frequenza in queste praterie sono relativamente esigenti in termini di nutrienti e possiedono un buon valore foraggiero. Tra le specie più diffuse vi sono Arrhenatherum elatius , l’avena maggiore, da cui deriva il nome dell’associazione, Heracleum sphondylium, Avenula pubescens, Lolium perenne, Achillea roseo-alba, Pimpinella major, Centaurea nigrescens, Plantago lanceolata, Holcus lanatus, Trifolium pratense, Anthoxantum odoratum, Daucus carota e Prunella vulgaris . Le erbe dell’arenatereto sono disposte in più strati: alto, medio e basso. Se la concimazione è scarsa le specie di taglia maggiore non si sviluppano facilmente e divengono più comuni quelle dello strato intermedio ( Poa pratensis, Festuca rubra, Agrostis tenuis, Trisetum flavescens, Holcus lanatus , ecc.), che traggono vantaggio dalla maggior disponibilità di luce. In caso di limitata disponibilità idrica diviene comune la salvia dei prati ( Salvia pratensis ), che dà una tonalità blu-violetto al consorzio, mentre in quelli più freschi e umidi accentua la presenza di Holcus lanatus , Ranunculus acris, Ranunculus repens, Lychnis flos-cuculi , e il prato, per l’ampia diffusione di ranuncoli, assume una netta tonalità gialla.

Superiormente agli 800 m gli arrenatereti vengono progressivamente sostituiti dai triseti, praterie soggette in genere a un solo taglio seguito dal pascolamento del bestiame bovino. La denominazione triseto deriva da una graminacea assai diffusa in queste praterie, la gramigna bionda ( Trisetum flavescens). I triseti, rispetto agli arrenatereti, necessitano di valori inferiori di temperatura e di luminosità e si differenziano, dal punto di vista flogistico, per la maggior presenza di alcune graminacee ( Avenula pubescens, Anthoxantum odoratum, Agrostis tenuis, Festuca rubra , ecc.) e di Stellaria graminea e Phyteuma orbiculare.

I pascoli di monte sono invece costituiti da nardeti e da altri consorzi, mentre i segàbui sono formati da praterie elio-xerofile (bromati e seslerio-cariceti) su calcari “duri” e dolomia.

Queste numerose tipologie di spazi aperti, nella quasi totalità di origine antropica, ci dimostrano l’importante ruolo paesistico e biologico delle attività umane. Le praterie semi-naturali sono oggi in regressione per l’avanzata del bosco, con conseguente perdita del valore estetico e naturalistico di questi ambienti, ricchi di specie non adatte agli ambienti nemorali e profondamente legati alla storia sociale ed economica del luogo. 

Viste del Campo d'Avena

 

Un riscontro più dettagliato, limitatamente all’area in progetto, è fornito dalla tavola n°8 “Uso del suolo ad orientamento vegetazionale” (download a fondo pagina) del presente studio, nella quale sono state censite le essenze che maggiormente compongono i boschi individuati. Nella tavola n°7 “Beni presenti nell’area ecomuseale” (download a fondo pagina) sono stati, invece, messi in risalto quei boschi che rivestono un’importanza storica, in quanto censiti già nel 1888. Un’ulteriore studio dettagliato è fornito dall’”allegato F – Piano di assestamento dei beni silvo-pastorali” (download a fondo pagina), nel quale sono state analizzate le aree boscate di proprietà del comune e per le quali è prevista un’attività economica.


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ATTENZIONE: Le tavole possono essere scaricate anche senza eseguire alcune registrazione a Dropbox!


1 I contesti qui elencati sono stati precedentemente analizzati nel Piano di Assestamento dei beni silvo-pastorali dei comuni di Gandino e Peia (valenza 1995-2010), depositato presso la Comunità Montana della Valle Seriana

2 Gli ambienti sono stati tratti da: M. Lorenzi, Caratteri del paesaggio in provincia di Bergamo , Ferrari Grafi-che s.p.a., Bergamo 2004, pag. 346-351