IL CENSIMENTO DEI ROCCOLI: dalla scala nazionale alla scala provinciale

 

Le uccellande sono impianti di cattura dall’origine molto antica, sorte inizialmente nelle province bergamasca e bresciana e poi diffuse nel territorio nazionale nel corso dei secoli. Per capire la logica di tale espansione e collocazione è stata indispensabile la consultazione del volume “Sulla distribuzione delle uccellande in Italia” (1), scritto nel 1933 dal Toschi, nel quale viene mostrata una cartografia dell’Italia con inserite tali strutture. Si nota subito come gli impianti di cattura siano fortemente presenti specialmente nell’area alpina del nord-est italiano, con una lieve diffusione sugli Appennini Centrali e sulla loro estensione nella regione emiliana. Tuttavia, la forte presenza di uccellande che caratterizza quest’ultimo territorio è da considerare troppo eccessiva, probabilmente per via della diffusione di strutture simili più simili alle brescianelle che ai roccoli.

Uccellande in Italia con flusso migratorio dei volatili

Le Alpi Centrali e Orientali, come è evidente mediante l’analisi della cartografia del Toschi riproposta nella “tavola n°1 – Indagine quantitativa dei roccoli in Italia, in Lombardia e nella provincia bergamasca” (download a fondo pagina), presentano un’elevata concentrazione di uccellande, specialmente di roccoli, determinata da fattori favorevoli relativi al luogo.

Il territorio alpino e prealpino è, anzitutto, interessato dal flusso migratorio dei volatili, ossia da una rotta che comunemente viene seguita dagli uccelli provenienti da tutta Europa che, nei mesi autunnali, si spostano in territori più caldi e, nel periodo primaverile, ritornano nel loro paese, in cui le temperature sono meno torride. Altro fattore propizio del territorio montano è la sua stessa morfologia, in quanto le valli rappresentano i corridoi di percorrenza e le cime e le dorsali i luoghi di sosta e di riposo. E’ proprio su queste alture che sono stati costruiti i principali impianti di cattura, difatti il luogo di impianto, in relazione con l’abbondanza di volatili, è un elemento importantissimo da prendere in considerazione per la loro collocazione.

Nel nord Italia, un ruolo importante nella distribuzione degli impianti di cattura per volatili è assunto dalla regione Lombardia, come risulta evidente nell’analisi della cartografia del Toschi sopra citata. In questo territorio si possono contare ben settantaquattro uccellande attive, di cui ventuno sono centri di inanellamento. I roccoli attualmente funzionanti presentano la licenza della Regione Lombardia, che permette la cattura dei volatili per il rifornimento di richiami di specie cacciabili, ma solo per brevi periodi l’anno, che corrispondono con l’autunno. Le stazioni di inanellamento a scopo scientifico, ben distribuite sul territorio regionale, vengono utilizzate secondo le indicazioni dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica o per altre ricerche proposte dai dipartimenti di Biologia delle università lombarde. In essi si effettuano studi sui volatili mediante l’applicazione di un anellino con inciso un codice sulla zampa dell’uccello, che viene poi rilasciato; quando verrà nuovamente catturato in un’altra stazione di inanellamento si farà riferimento al codice che porta per studiare il suo spostamento e, di conseguenza, le sue usanze.

Roccoli e stazioni di inanellamento a scopo scientifico ancora funzionanti in Regione Lombardia (download a fondo pagina)

Roccoli nella provincia di Bergamo, suddivisi per Comune (download a fondo pagina)

 

Si nota come la maggior parte delle uccellande si collochino in prossimità delle valli, che sfociano poi nella Pianura Padana, specialmente sulle alture e sulle dorsali che le delimitano. Tra le stazioni di inanellamento vale la pena di citare il roccolo di Costa Perla, presso il Monte Barro, e il roccolo di Arosio, i quali ospitano e promuovono anche attività educative e conoscitive e sono inseriti, rispettivamente, in un Parco Regionale e in una fondazione con finalità sociali.

All’interno del territorio lombardo si può notare come la provincia bergamasca ospiti il maggior numero di impianti di cattura: delle settantaquattro uccellande attive citate in precedenza, ve ne sono collocate ben trenta, delle quali sette assumono funzioni scientifiche. Questi dati notevoli ed interessanti hanno stimolato uno studio di approfondimento a livello provinciale mediante il censimento dei roccoli e delle bresciane, che si è concluso con l’individuazione di ben quattrocentosette impianti di cattura.

La fonte principale di tale analisi proviene dall’elenco dei beni storico-architettonici realizzato dalla Provincia di Bergamo nell’anno 2004 (2), nel quale il criterio adottato è stato di rilevare quegli impianti di cattura che tutt’oggi presentano una buona riconoscibilità del casello, non considerando lo stato di conservazione dell’impianto vegetale.

Altre fonti importanti, e più complete, sono state le tesi di laurea depositate al CEDAT, presso la sede di Bovisa del Politecnico di Milano, relative ai roccoli del Parco dei Colli di Bergamo (3) e ai roccoli della Val Gandino (4), in cui sono stati censiti tutti gli impianti funzionanti in passato, indipendentemente dallo stato in cui vertono attualmente tutte le loro componenti. Importante è stato anche il lavoro svolto sui catasti storici presenti all’Archivio di Stato di Bergamo, nei quali l’elemento in analisi emergeva nitidamente nella lettura della carta grazie alla tipica forma del tondo; questo lavoro ha consentito di riconoscere persino quei roccoli che attualmente sono di difficile individuazione, a causa delle manomissioni subite. Il rilievo diretto, infine, ha permesso, mediante le fonti orali dei proprietari o degli abitanti delle zone in analisi, di completare il lavoro di ricerca.

Roccolo in un catasto storico trovato presso l'Archivio di Stato di Bergamo

Si ritiene comunque che il censimento realizzato in questo lavoro presenti ancora molte lacune poiché ha come fonte principale l’elaborato realizzato dalla Provincia di Bergamo, dal quale è emersa un’indagine poco dettagliata per la quasi interezza del territorio bergamasco. Le aeree del Parco dei Colli e della Val Gandino sono le uniche in cui è stato steso un censimento dettagliato. Per il completamento della ricerca si propone di indagare le carte storiche dell’Istituto Geografico Militare e i catasti storici relativi all’intera provincia bergamasca.

Il censimento delle uccellande presenti nel territorio di Bergamo è stato riportato nella “tavola n°1 – Indagine quantitativa dei roccoli in Italia, in Lombardia e nella provincia bergamasca” (download a fondo pagina). Analizzando questo elaborato si possono facilmente notare delle aree, specialmente quelle prealpine, in cui gli impianti di cattura dei volatili sono stati edificati con una maggiore densità, assegnando un indubbio valore al paesaggio. Le principali valli bergamasche, ossia la Val Cavallina, la Val Seriana, la Val Brembana e la Valle Imagna, sono state da sempre interessate dal flusso migratorio degli uccelli per via della particolare conformazione montuosa del suolo e per l’orientamento che esse assumono, che ben si adatta alla direzione intrapresa dai volatili. Presso questa parte del territorio bergamasco sono quindi sorti numerosi roccoli, in un numero di gran lunga superiore alle brescianelle che si possono trovare nella pianura.

Oltre al primato numerico, rispetto all’intera nazione, i roccoli di Bergamo rivestono anche un primato storico, in quanto è proprio su questi monti che sono sorti i primi impianti di cattura di questo tipo, come è stato testimoniato dall’Angelini (5).

Roccolo del Maestro (L3) al M.te Bei

All’interno del territorio bergamasco vi è una valle periferica alla Valle Seriana in cui si registra un’elevata concentrazione di roccoli: la Val Gandino. Presso di essa, come esposto nella pagina I roccoli della valle, è stato svolto un censimento dettagliato, con il fine di avanzare una proposta che abbia fini di tutela.


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1 A. Toschi, Sulla distribuzione delle uccellande in Italia, Bologna 1933

2 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, a cura della Provincia di Bergamo, Bergamo 2004

3 R. Freyrie, A. Salvini, Il sistema dei roccoli e delle bresciane del parco dei colli di Bergamo: tutela, conservazione e recupero, relatore M. Boriani, 1993/94, tesi di laurea depositata al CEDAT del Politecnico di Milano – Bovisa

4 R. M. F. Chiesa, M. C. Mocchetti, I roccoli della bergamasca: architettura per la caccia, relatore L. Roncai, 1990/2000, tesi di laurea depositata al CEDAT del Politecnico di Milano – Bovisa

5 L. Angelini, I caselli da Roccolo delle Uccellande, «RdB», lug. 1959