FAUNA E AVIFAUNA

 

INVERTEBRATI

(1) Nei corsi d’acqua, in particolare nelle zone distanti dai centri abitati vivono singolari e affascinanti creature che si nascondono tra i sassi e sotto le pietre, la maggior parte delle quali sono larve di insetti tra cui, in abbondanza, tricotteri, efemerotteri e plecotteri. Questi animali sono considerati “indicatori biologici”, ovvero la loro presenza è indizio di acque pure e non inquinate.

Nelle acque correnti si può trovare anche il Gammarus, piccolo gamberetto dal corpo compresso lateralmente (dimensioni 10 mm), accompagnato a volte dal gambero di fiume  ( Astacus astacus ), di dimensioni maggiori (80-120 mm).

Nei prati si può osservare un’infinità di insetti floricoli: ditteri, imenotteri, ortotteri, lepidotteri e coleotteri. A seconda delle stagioni, la cicindela ( Cicindela campestris), il cervo volante ( Lucanus cervus) e il cerambice della quercia ( Cerambyx cerdo), divenuto oggi assai raro.

Tra gli insetti, la formica rufa (Formica rufa) merita di essere osservata nel suo incessante lavoro per procurare cibo alle centinaia di migliaia di larve che abitano il suo gigantesco nido; per nutrirle cattura incredibili quantità di insetti, spesso particolarmente dannosi per gli alberi del bosco, contribuendo così a mantenerlo in buona salute. Meritano di essere osservate con cura anche le farfalle, le più vistose non passano certo inosservate, ma anche coleotteri, grilli ( Grillus campestris), cavallette ( Tettigonia virdissima), ragni, mantidi (Mantis religiosa) e, soprattutto nei pressi dei torrenti e delle pozze d’abbeverata, le libellule, che possono essere un incontro interessante.

 

Formica rufa

Libellula

 

ANFIBI

(1) Gli anfibi, pur conducendo gran parte del loro ciclo vitale lontano dall’ambiente acquatico, sono costretti a ritornarvi per riprodursi. Le loro uova e le larve che ne nascono devono restare immerse nell’acqua per non disidratarsi finché non hanno raggiunto lo stadio di adulto. Risultano pertanto ideali per la loro riproduzione gli ambienti umidi, in particolare le pozze con acqua ferma di alcuni torrenti, ma soprattutto le pozze montane create per abbeverare il bestiame. Ma con la riduzione delle attività silvo-pastorali queste piccoli bacini artificiali non sono stati più arginati e rischiano di scomparire. La carenza di ambienti idonei per la riproduzione degli anfibi può, quindi, mettere a rischio la sopravvivenza di alcune specie.

Rospo comune

A quote basse (300-500 m) sono diffusi la rana verde (Rana esculenta ), il rospo comune (Bufo bufo), il rospo smeraldino ( Bufo viridis) e la raganella (Hyla intermedia). Salendo fino agli 800-1000 m incontriamo la rana agile ( Rana dalmatina ), la rana di Lataste (Rana latastei) e la salamandra pezzata ( Salamandra salamandra). Nelle pozze per abbeverare il bestiame, invece, si può talvolta osservare il tritone crestato ( Triturus carnifex), di cui in primavera si ammira la stupenda livrea nuziale del maschio. L’ululone dal ventre giallo ( Bombina variegata), simile a un piccolo rospo, con il ventre vistosamente giallo e blu, è confinato nelle “zone umide” poste alle quote più elevate della Val Gandino.

 

RETTILI

(1) Gli ambienti ben soleggiati, diffusi sui versanti con esposizione meridionale nel territorio della valle, rappresentano l’habitat di vita di un discreto numero di specie di rettili.

Tra i sauri segnaliamo l’orbettino (Anguis fragilis), la lucertola muraiola ( Podarcis muralis) e il ramarro (Lacerta bilineata ). Ma bisogna segnalare, con rammarico, che alcuni esemplari di quest’ultima specie vengono bastonati e uccisi sui sentieri, solo perché questo sauro si ferma spesso a guardarci e non sempre fugge via rovinosamente.

Anche i colubridi vengono purtroppo metodicamente uccisi. Il biacco o colubro verde giallo (Hierophis - ex Col uber - viridiflavus ), il colubro d’esculapio (Elaphe longissima) e la biscia dal collare o biscia d’acqua ( Natrix natrix) sono diffusi a ogni quota altimetrica sui monti della Val Gandino e sono specie del tutto innocue. Essi si nutrono di insetti, micromammiferi e altri animali.

Merita attenzione e prudenza l’eventuale incontro dell’aspide ( Vipera aspis) durante le escursioni sui sentieri soleggiati, perché il morso è doloroso e velenoso. Si distingue facilmente dagli altri serpenti innocui prima citati per il tronco tozzo (lunghezza totale massima 60 cm), coda piuttosto breve e capo cuoriforme, ben distinto dal tronco.

Aspide

Orbettino

 

MAMMIFERI

(1) Il moscardino (Muscardinus avellanarius ), il ghiro (Glis glis), lo scoiattolo ( Sciurus vulgaris) e la lepre (Lepus europeus) sono graziosi roditori diffusi un po’ ovunque nel territorio della bassa Val Seriana. Il moscardino predilige boschi ricchi di cespugli dove costruisce il suo nido e dove è abbondante il nocciolo, di cui è particolarmente ghiotto. Il riccio ( Erinaceus europaeus) è un piccolo mammifero che si nutre prevalentemente di insetti: è un valido alleato nella lotta contro le specie nocive alle colture. Piuttosto raro è, invece, il toporagno d’acqua ( Neomys fodiens ), che vive lungo le rive dei corsi d’acqua ricche di vegetazione e che si nutre soprattutto di larve di insetti e altri invertebrati, catturati sia in acqua che sulla terraferma.

Ghiro

Riccio

Volpe

Non facilmente osservabili per le loro abitudini crepuscolari o nottune sono la donnola ( Mustela nivalis), la faina (Martes foina ), il tasso (Meles meles), il topo campagnolo ( Clethryonomys glareouls) e il pipistrello (Pipistrellus pipistrellus ). Completano questa rassegna, la volpe (Vulpes vulpes ) e, in questi ultimi anni, il capriolo (Capreolus capreolus ), mentre i camosci (Rupicapra rupicapra) e i cervi ( Cervus elephus) sono poco diffusi.

Un’altra specie che si è diffusa recentemente nella valle è il cinghiale ( Sus scrofa). Questo animale è soggetto alla caccia, la quale si è sviluppata notevolmente a causa della sua elevata presenza e per il fatto che il cinghiale è una specie che mal convive con l’uomo, a causa di numerosi scontri con gli animali d’allevamento e per il disfacimento del terreno nella ricerca di radici.

Donnola

Faina

Cinghiale

 

UCCELLI

(2) Nel territorio montano bergamasco, in cui si colloca la Val Gandino, sono state individuate ben sessantadue specie di uccelli, comunemente osservabili nel corso di un’escursione in montagna, dai fondovalle fino alle vette.

Anzitutto si tratta di specie nidificanti, che frequentano cioè queste montagne anche nel delicato periodo della riproduzione, quando gli uccelli stabiliscono con l’ambiente che li ospita un particolare legame di tipo territoriale. Queste specie sono pertanto quelle che meglio si prestano ad una caratterizzazione di tipo ecologico del territorio, in quanto illustrano i modo spesso palese una stretta e mai casuale relazione con determinati biotipi.

Dalle specie nidificanti sulle montagne della valle in analisi, peraltro quasi sempre comuni a gran parte dell’arco alpino e prealpino, sono state escluse quelle legate più o meno direttamente, quanto ad habitat riproduttivo, alla presenza dei centri abitati. A questo proposito si possono ricordare il rondone, la rondine, il balestruccio, il codirosso, lo storno, la passera d’Italia e la passera mattugia. Non sono inoltre oggetto di interesse alcune specie che, pur nidificando in maniera localizzata ed occasionale (nibbio bruno, quaglia, succiacapre, usignolo, saltimpalo, sterpazzola, luì verde), o anche diffusa e consistente (torcicollo, merlo, capinera, pigliamosche, fiorracino, codibugnolo, cinciarella, cinciallegra, verzellino, verdone, cardellino, ghiandaia), sono tuttavia da ritenere non prettamente “montane”, in quanto i loro habitat riproduttivi più caratteristici si trovano principalmente nelle aree pianeggianti e collinari del territorio. Nella fascia montana esse sono presenti con effettivi via via decrescenti ad altitudini maggiori, ed in genere non nidificano oltre i 1500 metri di quota.

Resta infine assodato che, soprattutto durante il periodo delle migrazioni (primavera ed autunno), è possibile avvistare sulle Montagne della Val Gandino molte altre specie di uccelli più o meno comuni. Il loro incontro, tuttavia, riveste in questo caso un significato differente: durante le fasi migratorie il legame specie-ambiente è logicamente assai più attenuato che non in quella di nidificazione, per cui le relative osservazioni possono anche essere frutto di eventi in qualche modo fortuiti (e fortunati).

Tordo

Passera scopaiola

Fringuello alpino

In relazione alla fenologia, cioè alla modalità di presenza nel territorio durante il ciclo annuale, le specie considerate sono suddivisibili in due categorie principali: quelle sedentarie, osservabili sulle montagne della Val Gandino per tutto il corso dell’anno, e quelle estive e migratrici, presenti unicamente nel periodo della nidificazione (primavera-estate).

Alcune tra le specie sedentarie (tetraonidi, picchio nero, picchio rosso maggiore, rampichino alpestre, ecc.) frequentano stabilmente distretti piuttosto limitati, mentre altre (fra cui merlo acquaiolo, ballerina gialla, sordone, gracchio alpino e zigolo muciatto) sono solite intraprendere regolari movimenti stagionali a carattere erratico, riconducibili quasi sempre a spostamenti verso quote più modeste al sopraggiungere dei rigori invernali.

Delle sessantadue specie trattate, più di una quarantina sono da considerare sedentarie sulle montagne circostanti la valle. Fra queste il lucrino, presente con poche coppie nidificanti, si segnala per il fatto di essere assai più frequente in qualità di specie svernante, in conseguenza dei massicci arrivi di contingenti migratori dall’Europa Settentrionale. Del tutto analoga la situazione locale della cesena.

Fra le specie estive sono annoverate quelle che, compiuto il ciclo riproduttivo sulle zone montuose, si portano a svernare in zone poste a latitudini più meridionali, caratterizzate da climi meno rigidi. Si tratta quindi di specie migratrici, nell’ambito delle quali possono essere distinte quelle cosiddette “a corto raggio” da quelle “a lungo raggio”. Le prime (fra cui allodola, passera scopaiola, luì piccolo, fanello e zigolo giallo) hanno i loro principali quartieri di svernamento nell’ambito mediterraneo, talvolta anche in zone relativamente prossime al territorio considerato (fascia collinare e area padana); le seconde (fra cui falco pecchiaiolo, cuculo, prispolone, culbianco, luì bianco e averla piccola) compiono invece veri e propri viaggi migratori, svernando generalmente nel continente africano, a sud del Deserto del Sahara.

Pettirosso

Picchio muraiolo

Poiana


1 Tratto dal sito ufficiale della Comunità Montana della Val Seriana: www.valleseriana.bg.it

2 Tratto da E. Cairo, Gli uccelli delle nostre montagne, Edizioni Junior s.r.l., Bergamo 2003, pag. 31-32